Amore a Prima Vista di Wisława Szymborska

Amore a Prima Vista di Wisława Szymborska

Maria Wisława Anna Szymborska nacque a Kórnik in Polonia nel 1923, fu una scrittrice e una poetessa molto amata dal pubblico della poesia, vinse il premio Nobel per la letteratura nel 1996 ed ebbe numerosi riconoscimenti per le sue opere, molte delle quali accarezzavano la condizione delle persone con ironia, introspezione ed elegante scelta delle parole.

Szymborska preferiva il verso libero nelle sue poesie, insieme a una semplicità che riusciva a toccare anche i non esperti di poesia, arrivando facilmente al cuore della gente.

Nella sua opera: Amore a Prima Vista, racconta il sentimento senza quei luoghi comuni che potrebbero far sembrare l’amore come qualcosa di elitario o per pochi fortunati.
Riesce, invece, a portare il lettore sulle onde delle emozioni contrastanti della perdita come della manifestazione dell’amore. Perché l’amore perduto o finito, è pur sempre amore, e l’autrice induce alla riflessione anche filosofica degli eventi che intrecciano le trame dell’inizio come della fine.

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La poesia Amore a Prima Vista, che dà il titolo al libro, è carica di quella componente magica che Jung chiamerebbe sincronicità, questo fa ben sperare i romantici come me che credono all’amore come a uno Spirito un po’ burlone, che gioca col destino e crea incontri “casuali” o allontanamenti altrettanto fatalistici.
Esiste una sorta di ordine nell’incomprensibile traiettoria del “caso” in amore, che serve a integrare nuove conoscenze le quali, forse, soddisfano le esigenze di questo Spirito beffardo, languido e passionale.

Li stupirebbe molto sapere
che già da parecchio tempo
il caso giocava con loro.

Non ancora pronto del tutto
a mutarsi per loro in destino,
li avvicinava, li allontanava,
gli tagliava la strada
e soffocando una risata
con un salto si scansava.

Vi furono segni, segnali,
che importa se indecifrabili.

 

C’è un’altra poesia che Wisława Szymborska ha scritto con quella sincerità che la contraddistingue, come se tutte le sue opere fossero passate al vaglio delle esperienze e proprio per questo, secondo me, hanno il potere di coinvolgere il lettore come se ogni parola fosse nata da una conversazione aperta e sincera tra due amici.

La Musa in collera

Perché scrivo canti d’amore
così raramente?
[…]
È vero, taccio
ma taccio solo per timore
che il mio canto in futuro
mi dia dolore…

Ne La Musa in Collera l’autrice espone la sua paura a lasciarsi andare a liriche d’amore, teme di doversene pentire in futuro. Eppure, dopo aver pronunciato questi suoi timori e la mancanza di fede nell’amore, sente che la Musa Erato abbandona la dimora dell’espressione e dell’ispirazione, allora in un attimo si ravvede e con enfasi continua…

So che la mia prodezza
indignerà i vicini.
Ma dica pure la gente
ciò che le pare.
Correrò giù e griderò
ai quattro venti:
Erato, torna! Aspetta!
Erato, mi senti?

In queste ultime strofe, Szymborska, ammette con se stessa e con chi si aspetta da lei una poetica di tipo sociale e meno romantica, che l’amore è il motore di ogni creazione artistica e senza questa componente ben poco si può sperare di realizzare.

Enrica

 

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