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Il Cane, il Lupo e Dio di Folco Terzani

Un Cane era stato abbandonato al lato della strada. Il Padrone gli aveva tolto il bel collare scintillante che portava con orgoglio da quando era nato, lo aveva spinto fuori dalla macchina ed era ripartito velocemente, lasciandolo lì, il poveretto, che non capiva bene cosa gli stesse succedendo, aspettò senza muoversi da quel punto sotto un lampione.

Comincia così l’opera intitolata: “Il Cane, il Lupo e Dio” di Folco Terzani (scrittore e sceneggiatore), una storia sulla liberazione dall’ammaestramento sociale, raccontata in chiave avventurosa con un cane come protagonista, il quale viene abbandonato dal padrone e si vede costretto a risvegliare, con non poche difficoltà, l’anima selvatica che sonnecchia dentro di lui per poter sopravvivere.

Un vero e proprio racconto sciamanico, dov’è chiaro il riferimento metaforico all’esistenza omologata dalla società odierna, impersonata dal cane.
L’anima selvatica libera dagli stereotipi e dai falsi bisogni, inculcati dal potere, trova il suo simbolo perfetto nel branco di lupi, che istruisce il cane alla vita del bosco e delle leggi naturali.

Sono distesi sotto un cielo di stelle. Stanchi dopo tanta strada, i Lupi non hanno più voglia di muovere una zampa e finalmente si riposano.
Il Cane sente l’odore denso della terra umida. Sente le goccioline di rugiada scivolare dai fili d’erba. Sente il vento salirgli incontro dal fondo della valle…
Tutt’attorno si avverte un senso di sacro, come se qualcosa, una presenza vegliasse su di loro.

 

  

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Con notevole maestria l’autore riesce a creare eventi che costringono il cane a riprendere contatto col proprio istinto naturale. Soprattutto a fare esperienza del Grande Spirito che abita la natura esteriore e la natura interiore, e ad affidarsi alle guide che questo Spirito saggio e premuroso mette a disposizione, che in questa storia di potere sono raffigurate dai corvi…

Arrivato ai confini della Città, il Cane cercò la propria ombra perché lo guidasse verso nord. […] finché sentì un brutto gracchiare che riconobbe subito. Erano Odino e la sua banda nera: volteggiavano sopra di lui compiendo fantastiche acrobazie…
come per dimostrargli cos’era la libertà.

Una storia che attiva l’istinto sopito e la voglia di dormire sotto le stelle, risveglia quella selvatichezza latente che fa uscire dalla zona comfort dell’abitudine per mettersi in ascolto del vento, dell’incessante richiamo del Lupo che abita l’anima e il gracchiare dei corvi che indicano quella via che porta alla “Montagna della Luna”.

Perché, come ha detto Folco Terzani in un’intervista, ci siamo costruiti le nostre prigioni e le abbiamo abitate per paura degli animali selvatici, scoprendo poi che il selvatico era dentro di noi…

Enrica

 

Questo articolo ha 6 commenti

  1. eliana

    Questo romanzo è un vero viaggio iniziatico in cui immergersi e identificarsi con quel cane addomesticato (come siamo addomesticati tutti noi dalle regole di una società che non ti vuole libero) guardarsi dentro e misurarsi scoprendo che le paure e le prove sono delle chiavi preziose per aprirsi e misurarsi in quel mondo che è solo nostro e che conoscendolo ti permette di vivere libero ed essere te stesso, anche in mezzo alle gabbie costruite dalla famiglia, dalla scuola, dalle religioni e dai credi politici. Misurarsi con la morte è importante perchè lì vi è il mistero della vita, ci accompagna dal nostro primo vagito ed è anch’essa un Maestro da ascoltare. Veramente molto bello e profondo ma tutto raccontato come una favola e come le favole più vere capace di insegnare.

    1. Enrica

      Poetica come sempre Eliana, grazie. Deduco che ti è piaciuto questo libro. Ho avuto la fortuna di farmelo autografare da Folco, che personaggio! 🙂

  2. eliana

    Ho tratto dal libro questa frase fantastica: “Non è che non vogliamo essere amici degli umani”, spiega l’anziano capobranco Muni al Cane: “Anzi, sarebbe bello. Ma vogliamo rimanere indipendenti, seguire gli istinti con cui siamo nati, non i loro. Gli umani si credono padroni del mondo, ma ancora non lo sono. Noi sopravviviamo nell’ombra, dove non sono ancora arrivati”.

    1. Enrica

      Ci sono tante frasi sulle quali riflettere, questa è molto bella.

  3. eliana

    Si mi è piaciuto molto abbiamo in progetto di averlo come ospite ad un evento dell’associazione. Un abbraccio

    1. Enrica

      Che meraviglia, ti auguro che si avveri questo progetto. Un abbraccio

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