Il Cigno ha trovato il suo posto nel mondo, o almeno ci sta lavorando. Ha incontrato la sua famiglia d’anima, o se non altro qualche componente.
Il Cigno è l’amore, la grazia, l’eleganza, la dea.
E la sua bellezza sta proprio nell’essere consapevole della sua componente sacra.
Serve un grande impegno per essere e rimanere Cigno sempre, serve grande disciplina, la famosa Presenza e un’incrollabile tenacia.
Non sempre è possibile, il Brutto Anatroccolo interiore torna ciclicamente e non è semplice riuscire ad essere forti e determinati. Anche la consapevolezza del proprio valore vacilla.
Poco importa se abbiamo fatto le pratiche spirituali e tutti gli esercizi che prevedevano la rinascita, il risveglio e l’arte di amare se stessi, perché ci sono giorni che non si vorrebbe nemmeno alzarsi dal letto.
Essere Cigno non esula dalle delusioni, dal cuore infranto, dal sentirsi soli…
Certo si hanno più strumenti a disposizione per poter ripartire e comprendere determinati stati d’animo, o semplicemente si è in possesso di quella fede che aiuta a vedere il divino negli eventi, eppure…
Eppure, il Brutto Anatroccolo ritorna e si sente tutto il peso delle esperienze, i frammenti del cuore spezzato pungono più del solito, la mancanza di quell’amore perduto o mai vissuto diventa una voragine.
Quella stradina tra gli alberi dell’infanzia ci chiama a sé.
È ora di tornare a rivivere tutte quelle esperienze di sofferenza che si pensava fossero storia passata e guarita, c’è ancora del lavoro in sospeso.
Si torna a sentire l’inadeguatezza, la paura, la solitudine, la mancanza di ogni cosa compresi i punti di riferimento, la frustrazione, l’alienazione, e molto altro ancora.
Le leggende
Nelle leggende legate alla simbologia del Cigno è chiara la componente di metamorfosi e cambiamento, tuttavia non è una trasformazione definitiva.
La principessa torna nelle sue sembianze umane al tramonto del sole.
Nella leggenda irlandese i bambini cigno, figli di Manannan mac Lir il dio del mare, sono tre valorosi fanciulli vittime di un incantesimo, rimarranno cigni finché non avranno viaggiato verso le quattro direzioni del mondo e diventerà possibile l’unione tra Nord e Sud con un matrimonio alchemico delle due polarità opposte.
Antica simbologia legata al viaggio dell’eroe e al sacrificio inteso come movimento trasformatore dell’individuo e della comunità d’appartenenza.
Nell’immagine i bambini cigno della leggenda, i tre figli di re Lir:
Questo fa pensare che sia un continuo perdersi e ritrovarsi, che non ci sia una sola modalità perpetua e che la trasformazione in Cigno non sia definitiva.
Ogni esperienza può essere vissuta da Cigno o da Brutto Anatroccolo, e forse è giusto così.
Il Brutto Anatroccolo insegna ad andare in profondità, completamente dentro le emozioni. Alcune discipline insegnano ad andare oltre queste benedette emozioni, io credo che invece si debba guardarle in faccia senza giudizio ma accoglienza e inclusione.
Sentire il dolore, la delusione, la mancanza, la frustrazione così come il desiderio, la gioia, l’allegria, eccetera.
Capire da dove arrivano e trasformarle in nuove conoscenze.
Le stesse conoscenze che innescheranno la trasformazione in Cigno al sorgere del Sole, per poi tornare Brutto Anatroccolo al tramonto per integrare nuovi e vecchi turbamenti insieme a nuove e vecchie passioni e batticuori.
In una continua danza erotica e creatrice tra gli opposti…
Enrica