L’estate scorsa, ho avuto l’onore di occuparmi di un piccolo piccione caduto dal nido.
Mia figlia l’ha raccolto ed io, intanto, gli ho costruito un nuovo nido alla meno peggio con della paglia e una scatola di cartone, l’ho adagiato sul davanzale della finestra per permettere ai suoi genitori di prendersi cura di lui.
E ogni giorno gli ho portato acqua fresca e granaglie. L’ho protetto dal sole troppo forte del pomeriggio con una tenda e mi sono alzata spesso in piena notte per creargli un riparo dai temporali improvvisi.
Il piccolo cresceva davvero in fretta, ed io ero affascinata da mamma e papà piccione, i quali non lo perdevano mai d’occhio, tanto che mi sentivo osservata io stessa.
Ogni mattina i due genitori, venivano a beccare le granaglie e successivamente imboccavano il piccolo.
C’è da sapere che i genitori piccione, nutrono i loro pulcini facendosi beccare il cibo predigerito presente nel gozzo, una specie di latte, finché l’apparato digerente dei piccini non matura sufficientemente.
Dopo quasi tre settimane, quando le ali del piccolo sono divenute abbastanza mature e forti per imparare a volare, il papà ha cominciato ad impartirgli le prime lezioni di volo.
Prima gli ha fatto aprire le ali, anche beccandolo, poi lo ha istruito al movimento, era una specie di ginnastica preparatoria. Ogni giorno ininterrottamente per più di una settimana.
Finché un bel giorno il mio figliastro, anzi figliastra, si è librata nell’aria da sola, mi sono commossa piena d’orgoglio per la mia piccina che volava come un’esperta picciona viaggiatrice.
Mi ha lasciato un bel po’ di cacca da pulire come ricordo, ma ne è valsa la pena (…).
Il ruolo dei padri
Mentre osservavo la Piccioni’s family, ho pensato molto al ruolo del padre, e ho dovuto fare una comparazione con la collaborazione genitoriale di noi umani (…).
I due pennuti non avevano ruoli definiti per quanto riguardava l’alimentazione della piccola, così come in principio c’era stata completa collaborazione sia nella costruzione del nido, sia per covare l’uovo.
Ma quando è giunto il momento di renderla indipendente e autonoma grazie al volo, solo il padre ha avuto il ruolo fondamentale di istruttore di volo.
Lascerò perdere facili teorie sui ruoli, e cercherò di descrivere il tutto come fosse un simbolo, un archetipo… o almeno ci provo.
Il femminile mette al mondo, il maschile istruisce al mondo.
La Madre progetta, il Padre costruisce.
Naturalmente parlo delle due forze presenti in ogni persona, e non di maschio e femmina, o madre e padre. Ci sono madri che diventano fantastiche istruttrici di volo, e padri che tengono il nido caldo e confortevole, a seconda delle doti e dei talenti del singolo individuo.
Il padre a cui faccio riferimento è quella voce autorevole che ci spinge a cavarcela da soli, in astrologia è simboleggiato dal segno del Capricorno “il costruttore”, e nella mitologia norrena era Odino “il padre di tutti”.
Il padre ha la funzione di custode della coppia mistica. Simboleggia un tratto intrapsichico delle cose -insieme-, non separate.
[…] Una psiche sana che contiene un guardiano paterno non ammette un qualsiasi pensiero, un atteggiamento o una persona qualunque, ma solamente quelli che sono coscienti o lottano per essere tali.
-Donne che corrono coi lupi di Clarissa Pinkola Estés
L’affetto, la cura, il nutrimento, l’accoglienza e il conforto, doti associate alla maternità, sono considerate doti dell’amore, oltre a questo, sono da associare ad un vero e proprio nutrimento interiore.
Ma l’amore non può essere solo nutrimento e conforto, è solo un aspetto, l’atto d’amore si completa con le “istruzioni di volo”…
Ecco che diventa importante beccare le ali. Come può essere visto questo gesto nella simbologia?
Secondo me è lo spingere a riconoscere i propri doni. Sono quegli eventi che ti mettono davanti ad un bivio, me la cavo da sola o ritorno nel nido caldo a farmi imboccare?
La forza del padre interiore, a questo punto, ci dà un metaforico calcio nel sedere, e ci spinge a muovere i primi passi sulla strada del “me la cavo da sola”.
Ed iniziano le istruzioni di volo…
Ecco che non è più possibile tornare indietro, il “nido” è diventato stretto e sempre meno confortevole, le cure amorevoli devono essere sostituite da metodo e progettualità.
A questo punto il padre, senza tante sdolcinerie ci dice: se rimani nel nido, muori! Se impari a volare potresti non farcela e cadere, oppure potresti andare lontano. Cosa scegli?
Inizia una nuova storia, si raccontano nuove trame.
Le ali sono robuste abbastanza? Sono presente nella mia storia? O sono quel qualcuno che aspetta di essere nutrito da qualcun altro, stando rannicchiato in un nido sfatto?
Continuano le istruzioni di volo, si spiegano le ali e ci si stupisce della loro apertura, intanto il padre interiore ci fa vedere come muoverle e ci istruisce ai possibili pericoli, serve metodo, costanza, fede e un atto d’amore verso sé stessi in misura maggiore.
Ecco l’archetipo del padre giusto, il padre buono, nella runologia è simboleggiato dalla Runa Tyr (↑), colui che con un grande atto d’amore ti toglie quel nutrimento che non ha più sostanza e ti spinge a trovare e ad essere tu stessa quel nutrimento più ricco, perché ha fede in te e crede nelle tue capacità, e non sarebbe possibile senza quell’iniziale rifiuto, quel “no” metaforico e quella spinta a camminare con le tue gambe… o a volare.
L’iniziale nutrimento della “Madre” archetipa e del nido confortevole, serve ad alimentare i propri talenti e a farli maturare. L’autorevolezza e la fede nelle personali capacità, implica la maturazione dei citati talenti, ed è quel “Padre” che ci incoraggia e permette il conseguente volo.
Serve un grande atto d’amore per nutrire, così come serve un grande atto d’amore per insegnare a volare…
Enrica