Sono un’esperta di caos emotivo, e per questo ho dovuto mettere a punto tecniche di autoconservazione e sopravvivenza.
Non credo nella teoria che vede le emozioni come cattive consigliere, diciamo che fanno un po’di confusione come un gruppo di bambini al parco giochi.
Ho capito che bisogna lasciarli scatenare questi bambini, ed essere l’adulto seduto sulla panchina che osserva la scena. Controlla con distacco e li lascia sfogare ed esprimere pur tenendo d’occhio la situazione.
E intanto ride ascoltando discorsi buffi, si rammarica quando qualche bambino viene escluso dal gioco e osserva incuriosito la rabbia di chi non accetta di condividere il suo giocattolo, preferendo rimanere solo. Scorgendo atti creativi in ogni capriccio.
Le emozioni sono indizi su cosa rimane da affrontare, quali paure e memorie sono ancora da osservare per conoscere se stessi nel profondo.
Guardare la vita come fa l’osservatore, trovare la pazienza del fotografo che attende la luce adatta, l’orizzonte ideale, i dettagli apparentemente insignificanti ma che saranno essenziali a lavoro finito.
Scorgere la bellezza del raggio di sole che penetra le nubi, la curva del salice mosso dal vento, il silenzio tutt’intorno, la vita che si lascia guardare ammiccando il gioco della seduzione, godendosi la scena dal migliore punto d’osservazione.
Enrica