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Ma cosa sei diventata?

Ma cosa sei diventata?

Sono diventata me, semplicemente.

Chi ha la fortuna di avere la propria madre che cammina ancora su questa Terra, può constatare attraverso i suoi occhi, il grande lavoro di scarcerazione personale fatto nel corso degli anni.

 

Una frase che mia madre mi diceva sempre anni fa, era: “ti conosco meglio di te!”, lì per lì ci credevo, pensavo che l’avermi messa al mondo l’avesse dotata di una sorta di antenna che le permettesse di captare i miei stati d’animo, il mio essere autentico.

Balle!

Lei mi vedeva con il filtro dei suoi occhi, insieme a quanto io le permettevo di vedere. Cioè, diciamo che tra un filtro e l’altro riusciva a individuare lo zero virgola uno.

Ci saranno anche madri che riescono ad andare oltre ai propri veli, e ci saranno figlie più aperte a farsi conoscere, ma è tutto molto relativo.

 

E quindi, per misurare quanto ci siamo liberate, potrebbe essere utile sentire le esclamazioni di nostra madre dopo aver detto qualche verità.

Non tutta la verità, per carità, andateci piano.

 

Mia madre è passata da “ti conosco meglio di te!”, a “cosa sei diventata?”
Immaginate una simpatica ottantenne con il tipico accento veneto, l’aria sconvolta accompagnata dalla beneaugurante imprecazione tipica della zona, che non posso riportare.

 

Mi dispiace sconvolgerla così, ma devo pur farle capire che esiste un altro modo di essere donna.

Vabbè, comunque, a parte la mia mission impossible, la sua costernazione o stupore, dipende dai casi, è un buonissimo metodo per capire quanto io mi sia liberata dagli stereotipi, e da tutte quelle convinzioni che nemmeno mi appartenevano ma che avevo messo in scena per anni.

 

Ci tengo a precisare che mia madre è una donna di magia, ma non lo sa. Purtroppo, quand’era piccola, le hanno detto che la magia era male, e lei ci ha creduto, soffocando tutti i suoi talenti. L’unico rimasto è lo storytelling, ampiamente usato perché non sa che è un’arte sciamanica e magica.

Ho imparato molto da lei e, ora che non mi nascondo più ai suoi occhi, le sto insegnando parecchie cose anch’io.

 

Così, quando esclama “cosa sei diventata?” io rispondo “me, sono diventata me!”

 

La storia familiare è solo un punto di partenza

Spesso si associano le radici alla famiglia, non è così, vi basta osservare la natura: se un albero attecchisce ai piedi della pianta madre verrà soffocato dalle radici e dalla ramificazione della stessa, oppure sarà la giovane pianta a soffocare e far morire la pianta genitrice.

Le vere radici sono la misura in cui sei riuscita a conoscerti, ad andare in profondità dentro te stessa.

Siamo nati per scrivere un copione diverso da quello esistente, e far conoscere una nuova narrazione. Così come i nostri figli scriveranno un copione diverso dal nostro e ci faranno conoscere nuovi e sorprendenti epiloghi.

 

Sorprendete chi vi ha messo al mondo, dite la verità, almeno una parte se sono molto anziani, alzate il velo delle illusioni, fateli imprecare, fatevi buttare fuori di casa come fa mamma orsa col suo orsetto ormai indipendente. Prima di chiudere la porta, metaforicamente e non, ditele che l’amate tanto, ma non trattenetevi.

 

Iniziate a scrivere la vostra vera storia, cosa siete diventate?

Se la risposta che affiora è “me!” siete sulla strada giusta…

 

Buon viaggio

Enrica

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