Gioca nel silenzio il pensiero,
crea e sovverte credenze e situazioni.
Si accovaccia come un predatore e attende il momento propizio,
forse per creare o distruggere.
Avverso com’è all’immobilità non tollera indugi.
Allora mi alzo oltre l’invisibile e impaziente pensiero,
e prevedo il suo attacco.
Lo vedo, è così piccolo, un cucciolo, un bambino.
Sono io. È quello che rimane di me.
Ma come il serpente, lascio la mia vecchia pelle sul sentiero.
E proseguo perché indietro non rimane nulla.