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Il Bacio delle Runa Gifu (o Gebo)

Chiudi gli occhi
lentamente,
chiudili per togliere il giudizio allo sguardo ed essere solo sensazione.

Chiudili perché non è il tempo della luce
e neppure del buio.

È quell’attimo che intercorre tra il visibile e l’invisibile,
quando il sole esce da dietro l’orizzonte e saluta la notte con un ultimo bacio.

È questo il tempo, e va accolto a occhi chiusi e labbra umide.

Dissolviti tra ciò che hai reso manifesto e ciò che sei
ma non si vede ancora.

Donati a quell’interstizio tra le labbra
che da sempre trattiene tra i denti mielose verità
e amare certezze.

Trattienilo ancora un secondo,
e poi lascialo andare.

Come il sole che indugia ancora un po’ sulle labbra della notte,
prima di donarsi a sé stesso.

Lasciami prolungare questo bacio,
solo per respirare l’indeterminato
e accarezzare lo spiraglio umido con dita leggere.

Donami le parole che hai taciuto e hai detto,
donami i respiri che hai trattenuto e le risate che hai lasciato
donami ciò che ancora non conosci.

Donami i pensieri che scivolano dalle tue labbra mentre sospiri,
la voce di quando non vuoi più parlare e i silenzi dei lunghi discorsi.

Donami chi sei stato e chi sei,
mentre preparo lo stesso dono per te…

Gifu è il bacio dell’abbandono al sentire, quando non esiste paura e non è più possibile trattenere. Quando l’amore non ha senso e proprio per questo rivela tutto il suo significato ancestrale. È il bacio che unisce l’arte all’artista, la notte al giorno, il visibile con l’invisibile, il deserto alla sua oasi. Ogni contrario viene unito nella danza erotica del bacio. È l’unione divina degli opposti, il conseguente dono consapevole e il saper accogliere.

Enrica

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