Io non sono il mio paese, il mio stato sociale, il mio lavoro, il mio orientamento sessuale, il mio nome, il mio percorso spirituale, i ruoli che devo interpretare, eccetera eccetera.
Posso poggiare i piedi sul suolo che mi ospita, viverlo, sentirlo ma non esserlo.
Mia figlia mi dice sempre, sono nata in Italia ma non sono italiana.
Eliminando le categorie dalla nostra esposizione sociale, rimane un grande boh.
Molti ne hanno paura, e anch’io, ma forse è la vera sede della libertà.
Gli individui attraversano vari stadi: si passa da un io individualista molto forte durante gli anni dell’infanzia, ad un io più legato al sociale negli anni dell’adolescenza, nel quale i ragazzi cercano di capire quale posto gli ha riservato il mondo per diventare individui completi.
Ecco che, durante l’adolescenza, molti sentono la necessità di infilarsi in qualche categoria o nel famoso branco, ed è importante che i ragazzi trovino questo gruppo e facciano esperienza del branco, fa parte della crescita e della pratica che serve per il livello successivo.
Non è uguale per tutti, ma diciamo che lo è per molti.
Bene, una volta fatta questa esperienza sociale, gradualmente ci si stacca da questa certezza, e ci si accorge che il “mondo” non ha nessun posto per gli individui ma solo per le classi, le famiglie, i gruppi, le fasce e via così.
In poche parole, il mondo non vuole che ci sentiamo individui completi, e prima lo scopriamo e meglio è.
E mai, il “mondo” o società, ci aiuterà a sentirci integri e soddisfatti nella nostra unicità e individualità, giammai! Anzi, si prodigherà a mostrarci persone disagiate e depresse perché non facenti parte di una famiglia o di una aggregazione.
Eh, già! Altrimenti come farebbero a governarci?
Quindi, secondo me, è importante estraniarsi dal bisogno di far parte di qualcosa, qualsiasi cosa, viverla ma non esserla, farne esperienza ma non farne parte.
Premetto che ci si sente molto soli, e non è per niente facile, ma la vita mi ha insegnato che siamo soli comunque.
L’obiettivo dovrebbe essere estraniarci dai giochi di potere e dai trucchi da prestigiatore del grande circo del “mondo”, e diventare osservatori esterni.
Come si fa?
Sono sincera, non lo so e penso sia una fatica bestia, ma vivere nel mondo senza essere del mondo ci permette di smascherare tutti i giochetti da illusionisti che ci propinano.
E forse è l’unica vera forma di libertà che esista…
L’uscita, da questo enorme tendone del circo, ci deve essere per forza, oppure se non ci fosse dovremmo crearla…
Enrica