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Spiritualità o fuga dalla realtà? Meditazione o estraneazione?

Ricordo bene che, all’inizio del mio approccio col mondo della spiritualità, mi sono sentita euforica e sollevata, scoprivo un mondo dove esisteva un invisibile, un sentire, qualcosa che andava oltre alla realtà ordinaria.

Non so cosa sentano le persone che cominciano a muovere i primi passi negli innumerevoli percorsi spirituali, ma per me fu esaltante!

Sono sempre stata una sognatrice e una visionaria, quindi tutti gli argomenti inerenti al non manifesto, all’inconscio, all’immaginazione, alla meditazione, all’amore incondizionato, alla scoperta di se stessi e così via, erano per me come il Natale per un bambino.

Così ho cominciato a leggere libri e frequentare corsi di vario tipo, diciamo che era un grande minestrone di discipline, teorie e pratiche che, ben presto, diventarono per me una fuga dalla realtà.

Che significa fuga dalla realtà?

Per me era come vivere due vite, quella manifesta che era una schifezza, e quella non manifesta, invisibile, molto più interessante.

Praticavo quasi tutti i giorni, a volte per ore, a volte qualche minuto a seconda del tempo, ma il resto della giornata seguivo i soliti schemi, le solite abitudini, il solito modo di pensare, le solite paure e la solita vita.

Ho continuato così per anni senza mai vedere miglioramenti, senza mai cambiare niente, e più la realtà mi faceva schifo e più mi rifugiavo nella meditazione, nell’immaginazione, nei rituali e in tutto quello che mi portava in un mondo dove io ero la donna che volevo essere, dove le cose andavano bene e non avevo bisogno di niente.

Non so se sia così per tutti ma, da quello che ho potuto capire, molte persone vivono la spiritualità come una fuga dalla realtà.

Corsi infiniti su ogni argomento per tornare a casa e mettere tutto in un cassetto, aspettando fremente un altro corso, un’altra teoria o un nuovo libro che promettesse di cambiare la vita con qualche pratica da sbocconcellare con poca fatica e ancor meno coraggio.

La famosa spiritualità da divano, quando si cerca di manifestare qualcosa nel mondo reale stando comodamente seduti a far niente, nel mio caso non funzionava.

Per forza di cose, dopo anni a inseguire una verità che sembrava sempre sfuggire dalle mie mani, ho dovuto fermarmi e controllare se avevo solo accumulato nozioni o se avevo veramente intrapreso un cammino di conoscenza e di scoperta.

Se ciò che viene a galla durante queste pratiche importantissime non viene portato nel quotidiano dall’azione, nessuna tecnica o pratica sarà mai efficace.

Se non si buttano all’aria le abitudini dannose, niente accadrà mai.

Fa una paura bestia, ma nessuno lo farà al posto nostro.

Poi arriva il fatidico giorno che non ti lascia scampo, e si è costretti ad affrontare anche le paure peggiori.

Da poco ho realizzato che oltre ad aver superato paure, demoni, incubi, che mai avrei creduto di riuscire ad affrontare, sono anche diventati i miei migliori alleati.

Usiamo l’immaginazione, pratichiamo la meditazione e mettiamo in pratica tutte le tecniche spirituali che sentiamo come benefiche per noi stessi, per conoscerci, per capire chi siamo e per capire cosa vogliamo ma se non agiamo nel concreto, anche col rischio di farci davvero tanto male, sarà tutto inutile.

C’è sempre una decisione da prendere, ogni giorno, tornare indietro e fare la vita di prima o cominciare a sradicare tutto, anche se stessi?

Cosa fa più paura?

Sono ancora nella fase di smembramento, forse è una fase che non ha fine, ma la cosa straordinaria è che se rimango focalizzata riesco a vedere come tutto, o quasi, mi venga dato al momento giusto.

Ecco che la spiritualità diventa la matita con la quale progettare la realtà, e la meditazione diventa l’alleata che ti permette di rivedere i dettagli dei progetti e dar loro un’aggiustata.
Il bello sarà riboccarsi le maniche e costruirlo questo progetto.

Buon lavoro!

Enrica

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