Ho finito la scuola media nell’87, durante gli esami mi fecero una domanda che non scorderò mai: continui a studiare?
Io risposi di no con il nodo alla gola perché avevo paura, paura di quel NO che segnava la mia vita, perché non era una mia scelta.
“Sei troppo timida per continuare a studiare”, mi dissero, “meglio così perché sei troppo chiusa e non riusciresti ad affrontare un tale cambiamento”, “gli studenti rimangono disoccupati, sono dei perdi tempo, adesso puoi già cominciare a lavorare e costruirti un futuro reale!”
Il professore di musica mi fece la domanda d’esame, ero preparatissima, partii spedita e sicura di me. Nemmeno a metà della mia risposta, sulle opere di Vivaldi, mi fermò: “Va bene, può bastare, tanto non continuerai a studiare, la facciamo facile“, disse.
Ma io volevo rispondere, caspita se volevo rispondere! Ero preparata e, per la prima volta, da sola davanti ai professori, ero anche a mio agio, non dovevo sentire risatine e prese in giro alle mie spalle da parte dei soliti ragazzini ignoranti (nel senso che ignoravano, forse, il male che mi stavano facendo e che avrebbe condizionato la mia vita per parecchi anni) che trasformarono i tre anni della scuola media in un inferno, no, agli esami ero io e basta e compresi di essere in gamba e che potevo farcela, non ero chiusa e problematica, ero solo stata riempita di bugie.
Ma purtroppo ero già sparita e non c’era più niente da fare…
A 14 anni ero già un’operaia dentro un maglificio, 8-9 anche 10 ore al giorno.
Piangevo in silenzio e non mangiavo, dimagrivo a vista d’occhio, non sono riuscita a reagire e non ne ho mai parlato con nessuno.
Ero convinta di non essere capace, credevo che il mondo fosse pericoloso e che tutti mi avrebbero fatto del male, come se lo meritassi in qualche modo.
Come se il mio viso fosse solo da considerare brutto, come se il mio corpo potesse essere solo violato. Come se fosse l’unica verità, l’unica realtà.
Invece era solo un periodo che in qualche modo sarebbe passato, stava a me decidere come farlo passare. Non sono stata molto brava e l’ho trasformato in una ferita.
Non posso più tornare indietro per far vedere a quella ragazzina di 13 anni che il suo viso non ha niente che non va, che nessuno per forza le deve mettere le mani addosso e che studiare è qualcosa che le riesce davvero bene. No, non posso tornare indietro e consigliarle di parlarne con qualcuno, quella ragazza non c’è più, è morta come voleva.
Ma oggi voglio provare a farle un massaggio cardiaco, una respirazione, usare il defibrillatore se necessario! Perché quella ragazza, con i brufoli e i denti storti che scriveva poesie e storie assurde, a me piaceva davvero tanto e deve vivere.
Ho condiviso la mia esperienza, il mio vissuto, per mettermi a servizio. Ciò che sento di dover esprimere è: non credete a tutto quello che vi viene detto, nel bene e nel male. Prendetevi cura del vostro pensiero autonomo e amate la vostra originalità.
Chiedete aiuto e parlate se qualcuno vi fa del male.
E se avete figli osservateli quando tornano da scuola, potrebbero portare dei macigni dentro lo zaino, invogliateli ad aprire il loro cuore.
E che mai e poi mai pensiate di meritare violenze e abusi di qualsiasi tipo. Il vostro corpo è sacro. Così com’è sacra la vostra scelta.
Esprimete le vostre decisioni e siate tenaci sostenitori dei vostri desideri.
Grazie.
Enrica