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Ode alla parola

Appare e scompare

suscita e tace.

Muove le sue ali e inebria gli istinti.

Nutre dal seno gonfio di latte la mia curiosità bambina,

per poi lasciarmi affamata a lungo.

Bramo il suo intervento

desidero il suo gentil tocco,

so che non mi appartiene

e con gratitudine spero nel suo arrivo.

Tesso nuvole nell’attesa,

estraggo oracoli e alleno gli occhi al buio.

Scrivo e cancello discorsi senza senso e smetto.

Smetto di usar parole come se avessi meriti,

smetto di credere di poter essere.

Smetto di cercare e si apre come fiore notturno,

sorge come plenilunio.

Mesta e immeritevole raccolgo il suo profumo

mi cibo della sua luce,

e con l’umiltà del servo dispenso il suo dono.

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