È indispensabile ripeterlo: senza la fede (esperienza individuale) l’illud tempus delle religioni, dette rivelate, non regge più di quanto non reggano i molteplici racconti mitologici tratti dalle religioni dette pagane, o non rivelate. Queste ultime non racchiudono certo più assurdità delle prime. Ma i racconti fondatori del cristianesimo e dell’islamismo non sono più credibili di quanto non lo siano quelli dell’induismo, della religione greca o del druidismo.
Non è dar prova di agnosticismo affermare questa evidenza; è soltanto sostenere che nessuno è in diritto di pretendersi il solo e unico depositario della Verità.
-Il Druidismo di Jean Markale
Partendo dalla citazione di Markale, vorrei riflettere sull’unica verità in fatto di Druidismo, e cioè che non si sa quasi niente in merito.
Grazie a questo mistero, da tempo immemore, antichi poeti e narratori hanno ricamato teorie romantiche su questi personaggi barbuti e capelluti. Ritenendoli detentori di tutti i segreti del creato, degli elementi, dell’umanità e della magia. Capaci di formule magiche potentissime, pronunciate in qualche lingua arcaica.
Molto bello devo dire, e sicuramente tanta roba per impolpare le fantasie di scrittori anche più moderni.
Il fatto è che, questi poeti, hanno anche ispirato storici che hanno dato per veri i loro racconti, divulgando questa narrazione e creando una sorta di archetipo nell’immaginario collettivo.
Un po’ quello che è successo alle streghe, che sono passate da donne di grande conoscenza, a bizzarre e arcigne vecchiette con il cappello a punta e la pelle verde.
Poi c’è il vecchio Giulio Cesare che ci ha messo del suo con il De bello Gallico, uno dei pochi documenti scritti sul quale cercare un po’ di queste misteriose verità sui Celti e i loro Druidi. Anche abbastanza attendibile a detta di qualche esperto.
Sempre tenendo in considerazione, però, che il re romano de Roma, era in quelle Terre come conquistatore e non come inviato speciale.
Quindi, quanto può essere stato di parte?
L’unica cosa sicura, dalla quale vorrei far partire alcune considerazioni, è che i Druidi non scrivevano le loro conoscenze. Non esiste nessun testo sacro sul druidismo.
Semmai qualche incisione qua e là su pietre, lapidi, armi e oggetti vari. Di sicuro manufatti con materiali naturali destinati al deterioramento.
Perché i Druidi non scrivevano le loro memorie o i loro insegnamenti, preferendo istruire oralmente i loro adepti?
Magari sapere la risposta, ma voglio provare a usare la logica insieme a qualche nozione in merito, e a una buona dose di intuizione.
Ho preso il giro un pochino largo ma serve per spiegare le mie elucubrazioni…
Insegnamenti elitari
Intanto proviamo a pensare a questi prescelti futuri Druidi i quali, probabilmente, dovevano avere delle caratteristiche precise.
Forse erano sottoposti a dei test d’intelletto, chissà, visto che si dovevano sorbire vent’anni di conoscenza druidica, e tutta da imparare a memoria.
Quindi cosa accadeva… il Druido insegnava ai suoi allievi ciò che lui stesso aveva imparato dai suoi maestri Druidi, con in più la sua conoscenza ed esperienza di Druido.
E quindi nuove informazioni legate a nuove esperienze, esperimenti, nuove malattie da curare, nuove scoperte astronomiche, nuove situazioni socio-gerarchiche, belliche, territoriali, eccetera.
E così da Druido a Druido, avveniva una crescita spiraliforme ed elitaria, lasciando parte della società celtica, cosiddetta terziaria, ad occuparsi solo di bestiame, coltivazioni, costruzione, artigianato, e così via.
Il ché può sembrare abbastanza snob, è vero, ma c’è da dire che, essendo consiglieri del reggente anche sull’attività organizzativa, usavano il loro sapere per il bene di tutta la comunità.
E queste comunità avevano un’organizzazione molto ben strutturata, lo scriveva lo stesso Cesare, il quale però, non è riuscito a digerire il fatto che le donne avessero gli stessi diritti degli uomini.
Chissà come ha preso il colpo, il patriarca dell’ego fallico del colosso romano.
Non si ha notizia di possibili druidesse, ma non escluderei che molte notizie siano state omesse; quindi, si potrebbe benissimo pensare ad una collaborazione tra le parti.
Crescita a spirale
Come appena detto c’era una evoluzione spiraliforme ed elitaria, che non riguardava tutta la società, ma pochi scelti. Forse un po’ in tutte le comunità, piccole e grandi dell’epoca.
Per di più, la civiltà celtica appare, in modo visibile, intorno al V secolo prima della nostra era. Sul continente essa scompare a poco a poco, inglobata nella sintesi gallo-romanica a partire dalla conquista della Gallia da parte di Cesare. Nell’Isola di Bretagna perdura invece fin verso il VI secolo dopo Cristo.
-Il Druidismo di Jean Markale
Intendiamoci, in quel tempo, la scrittura era d’uso quasi comune, se si pensa che i primi ritrovamenti di incisioni cuneiformi risalgono al 4000 a.c. nell’antica Tracia sul Mar Nero (Bulgaria), e successivamente nell’antico Egitto passando per i Sumeri.
E molti scribi in varie parti del mondo avevano già scritto pagine e pagine di testi sacri.
Ma il punto è che, per i Druidi, la scrittura non serviva per la conoscenza, e qui bisogna citare per forza il Fedro di Platone e il discorso in esso sulla differenza tra la saggezza e la sapienza…
Quando il dio della scrittura Theuth, presenta la sua scoperta al re Thamus:
«Questa conoscenza, o re Thamus, renderà gli egiziani più sapienti e più capaci di ricordare, perché con essa si è ritrovato il farmaco della memoria e della sapienza.»
«O ingegnosissimo Theuth, […]la scoperta della scrittura avrà per effetto di produrre la dimenticanza nelle anime di coloro che la impareranno, perché fidandosi della scrittura si abitueranno a ricordare dal di fuori mediante segni estranei, e non dal di dentro e da sé medesimi: dunque, tu hai trovato non il farmaco della memoria, del richiamare alla memoria. Della sapienza, poi, tu procuri ai tuoi discepoli l’apparenza e non la verità: infatti essi, divenendo per mezzo tuo uditori di molte cose senza insegnamento, crederanno di essere conoscitori di molte cose, mentre come accade per lo più, in realtà, non le sapranno; e sarà ben difficile discorrere con essi, perché sono diventati portatori di opinioni invece che sapienti.»
Ecco qua, spiegato con parole forbite il senso della scelta del druidismo, essere saggi o sapienti?
Nelle civiltà druidiche c’era sì una crescita elitaria, ma questa crescita era in saggezza e non solo in sapienza.
Con la scrittura dei testi sacri, scritti in diverse epoche storiche naturalmente, dai Canoni buddhisti, ai testi sacri del confucianesimo, la Bibbia cristiana, la Torah e la Tanakh ebraica, i numerosi testi induisti cito i più conosciuti: Veda, Purāna, Bhagavadgītā. Il Corano dell’islamismo, il taoismo, lo shintoismo eccetera, eccetera; avviene una sorta di “sosta” nella crescita a favore dell’espansione.
A parte la divisione netta dei popoli, avvenuta con la divulgazione delle sacre scritture e la nascita delle religioni, c’è stata anche una propagazione a macchia d’olio della sapienza.
Con quali benefici?
Direbbe re Thamus.
Sinceramente non lo so, e sicuramente ci sono stati molti benefici, ma… la saggezza?
Al giorno d’oggi è probabile che la saggezza stia nell’esperienza, nel dubbio, nel non dare per scontato niente. Leggere opinioni ma non diventare quell’opinione, casomai trarre da esse spunti di riflessione.
Penso sia fondamentale essere nemici dichiarati del credere, e fidati sostenitori della ricerca personale, altrimenti, come dice Platone “si abitueranno a ricordare dal di fuori mediante segni estranei, e non dal di dentro e da sé medesimi”
La meditazione
Non ho la soluzione, certo la scrittura è un bene inestimabile, sarei davvero ipocrita se sostenessi il contrario, ma il punto è: tornare alla voglia di scoperta, senza dare per scontati i dogmi già trattati.
Forse, oggi come oggi, uno dei sistemi più efficaci per fare pulizia da tutte le vecchie teorie, è la meditazione.
Forse dovremmo dare un bel colpo di spugna e ripartire, e la meditazione aiuta a vedere il mondo per ciò che è davvero, si riescono a percepire le cose per come sono realmente.
La meditazione, e non parlo di visualizzazione guidata anch’essa utile ma ad altri scopi, ti fa vivere nella verità, dove non c’è io sociale e non c’è ruolo.
Ecco che la scrittura rimane un valido mezzo per la Sapienza, e la meditazione apre la via per la Saggezza.
Enrica