La leggenda narra di un’isola lontana, aspra terra del nord dalle acque tumultuose; terra Madre di una giovane donna innamorata, giovane donna delle profondità dei mari.
Lei sognava l’amore e ha lasciato le onde. Lei che gli ha creduto, lui che diceva di amarla.
Le ha portato via la libertà nascondendola a se stessa. Lei non si vedeva più, non si riconosceva.
Lui era il suo specchio, le sue gambe e i suoi occhi. Portandole via la sua pelle, lei vedeva solo il mondo che lui le descriveva, diventava ciò che lui era in grado di capire e accettare.
Non è dato sapere perché una donna rinunci a se stessa, eppure accade.
Donne di potere, donne guerriere, donne capaci di imprese epiche che depongono armi e scudo, chiudono i loro cavalli scalpitanti dentro ai recinti e si lasciano limitare dentro muri di privazioni.
Lentamente, quasi senza sintomi, perdono le forze. Si spengono, abbruttiscono; la loro volontà si raffredda, il loro fuoco si estingue.
Sognano le onde, ma si svegliano in letti aridi. E gli stessi seducenti flutti divengono montagne di ghiaccio…
Benedetto sia quel dolore, di buon presagio siano quei sogni.
Il mare le chiama, la libertà le pretende.
Alla donna foca, o Selkie, non resta che darsi alle acque, oppure morire.
La Libertà è il Sé, il Sé è la Libertà.
Libere o spente; non c’è via di mezzo.
Scegliere il mare della consapevolezza o inaridire sulle rive di qualcun altro.
Presto o tardi il richiamo della natura autentica, urla il loro nome.
Spogliati da quello che non sei, indossa la tua vera pelle e tuffati nel mare della libertà creativa.
Il mito e archetipo della Selkie, Donna Foca, ci mette in guardia sulla pericolosità di una vita senza progetti, ideali, e azioni in linea con la nostra vera arte naturale, quella con cui siamo venute al mondo e i talenti che abbiamo scoperto crescendo.
La leggenda racconta che, non importa se c’è caldo o freddo, se ti alzi dalla roccia e lasci una piccola impronta bagnata, nelle tue vene scorre sangue di Selkie.
Enrica