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Lorelai del fiume

Il fiume Reno fu testimone di una ingiustizia e della conseguenza di tale sopruso.

Lorelai si chiamava la gentil donzella dal nome melodioso ed evocativo.

Ella viveva sulle rive del Reno, così giovane e fiduciosa verso l’amore. Adorava la bellezza selvaggia della sua terra e più di tutto amava il suo fiume, spesso sedeva sulle rive verdeggianti a rendere omaggio a tal splendore con il canto. Lorelai aveva una voce angelica, armoniosa, soave come una carezza, incantevole e sensuale come l’abbraccio di due amanti. Fu mentre intonava una melodia al fiume che un giovane uomo s’invaghì di lei.

Bramoso di quell’ardore che trapelava dalla sua voce seducente; decise di averla. Accecato dal desiderio, senza pensare alle ripercussioni del suo gesto e con la maestria della brama, iniziò a corteggiarla.

Scriveva per lei versi poetici, l’adulava e l’accompagnava ovunque, come un fedele innamorato.

Lorelai, lusingata da tante attenzioni e affascinata dal giovane romantico, si lasciò andare, smise di cantare per il Reno e per i verdeggianti boschi della sua terra e si arrese alle promesse d’amore del giovane uomo. Lui, maestro nell’arte amatoria, la toccò come nessuno aveva mai fatto, l’amò nei modi a lei sconosciuti. E Lorelai s’innamorò perdutamente.

Ma come il Reno lo aveva portato da lei, così il Reno lo portò via; non è dato sapere perché il giovane lasciò Lorelai senza nessuna spiegazione, si conosce soltanto il triste epilogo. L’amore, però, aveva modellato il corpo della ragazza, aveva illuminato i suoi capelli d’oro, aveva colorato di rosso le sue labbra; e ogni giovane uomo nei dintorni la bramava senza decenza. Tant’è che il sacerdote del paese, ritenendola colpevole di tali impudiche attenzioni, la rinchiuse nel convento sopra la grande montagna.

L’amor cortese era accettato dalla piccola comunità, ma la passione disegnata nella linea del collo, il languore degli occhi luminosi e ardenti, e l’ardore manifestato come una rosa matura, erano troppo osceni per i castrati e deprivati ben pensanti. E la giovane rosa, sfiorì. Incatenata, ammaestrata, domata, non volle vivere. Scappò da quella prigione che voleva spegnere ogni sua manifestazione artistica della sensualità e si gettò tra le braccia del suo fiume, per sempre.

Or si narra che Lorelai sia ancor nel suo fiume a pettinare i lunghi capelli d’oro, con forme voluttuose da sirena a cantar l’amore ardente e sensuale, creando scompiglio tra gli inesperti marinai che si fanno adulare dalla sua voce celestiale. Al contrario di quello che si pensa, non è per vendetta che lei attira i naviganti. L’erotica espressione della sua arte, è la manifestazione pura e semplice di sé stessa, chi trova un capro espiatorio ai suoi mali può solo incolpar sé stesso.

Enrica

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