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Come se (Ka No Yōni) 1911 di Mori Ōgai

L’autore:
Mori Ōgai, scrittore e saggista giapponese, nacque nel 1862 da una prestigiosa famiglia di samurai, grazie alla quale ricevette un’istruzione elitaria studiando il Confucianesimo, letteratura classica giapponese, cinese e l’olandese.

Studiò medicina a Tokyo dove si laureò a soli 20 anni, successivamente si arruolò nell’esercito come medico e, in seguito, fu mandato in Germania per approfondire gli studi di medicina.

Il lungo soggiorno tedesco, durato circa 4 anni, gli permise di interessarsi e appassionarsi alla letteratura europea infatti, tornato in Giappone, introdusse e tradusse opere di autori come Shakespeare, Goethe, Rilke, Ibsen e Heine.

Il suo vero nome era Mori Rintaro, e svolse un ruolo di primo piano nel rinnovamento culturale del Paese alla fine del XIX secolo.

Come se…

Mori Ōgai in “Come se (Ka No Yōni) 1911”  racconta la storia di Hidemaro, un brillante studente giapponese che frequenta una prestigiosa università tedesca.

Figlio del visconte Gojō, uomo molto legato alle tradizioni, alla cultura giapponese, alla mitologia e a tutte le credenze legate alla spiritualità e agli antenati, venerati come dèi.

Deciso il suo viaggio in Europa, Hidemaro si ristabilì notevolmente. Già nelle sue lettere inviate durante il viaggio, e più tardi, dopo il suo arrivo a Berlino, parve che scrivesse con interesse per tutte le cose che lo circondavano…

Di grande importanza sono le lettere che padre e figlio si scambiano durante la lontananza, dove Hidemaro parla di politica, scienza, religione ed elogia autori europei come Hebbel (drammaturgo tedesco. 1813-1863), Adolf von Harnack e il padre Theodosius Harnack entrambi teologi.

Da qui l’esame profondo del padre che mette in discussione i fondamenti sui quali ha basato i propri credo, mentre cerca di capire questi europei con concetti così lontani dai principi giapponesi…

 Quando storia e mito son ritenute due faccende nettamente distinte, al contempo si inizia a dubitare dell’esistenza degli spiriti degli antenati e degli essere divini. Non finiremo così col trovarci difronte ad un terribile pericolo?

Il ritorno di Hidemaro…

Quando Hidemaro torna a casa dopo tre anni trova un’ambiente familiare identico a quando lo ha lasciato, immutabilmente tradizionalista, ancorato a un profondo senso del dovere e della gerarchia sociale, insieme ad una spiritualità che lui trova obsoleta e priva di fondamento.

Visione addolcita dall’autore che sapientemente spruzza nella tela scura della stanza di Hidemaro, la magica luce delle stagioni che si susseguono in quella cittadina giapponese dei primi del ‘900, insieme alla premurosa presenza della madre che osserva il figlio nella sua parte più emotiva e meno culturale e intellettuale…

Capiva d’istinto che Hidemaro, inconsapevolmente, aveva coltivato il vezzo di ridere come a gettare, senza intenzione, qualcosa negli occhi per accecare.

 

 
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Tuttavia la paura di deludere il genitore blocca Hidemaro dall’iniziare l’opera letteraria di storico, motivo dei suoi studi minuziosi e accurati. Sentita come una missione pericolosa, perché scardina i fondamenti di tutte quelle verità date per scontate dalla società in cui vive, sia per quanto riguarda la Spiritualità, sia per quanto concerne la Mitologia e la narrazione della Storia.
Rifugiandosi così in una sorta di eremitaggio tra innumerevoli testi che s’impone di leggere, impedendosi l’agire. Ignorando che il padre, forse, potrebbe essere più aperto di quello che pensa.

Senza il “come se”, non potrebbe esserci scienza, né arte, né religione. Tutte le cose che hanno valore nella vita umana hanno al centro il “come se”.

Questo libro è un vortice di riflessioni sul senso della vita, sia dal punto di vista possibilista e rivoluzionario di Hidemaro, sia dal punto di vista più spirituale e tradizionalista del padre, il visconte Gojō.

Enrica

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