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Ode alla fragilità delle cose

L’esperienza con Scrittura Senza Censura mi ha fatto scoprire quanto siano più coraggiose le donne che hanno subito una grande perdita o un grande dolore.

Cosa intendo per coraggio?

Il coraggio di iniziare un cambiamento, il coraggio di guardarsi dentro senza paura e di trovare cose anche indesiderate.

Mi sono ribellata tante volte all’idea che i grandi cambiamenti arrivassero solo ed esclusivamente a seguito di un grande dolore.

Ancora voglio credere che sia possibile attuare importanti trasformazioni anche grazie a eventi gioiosi, felici incontri. E dall’attivatore più potente di questi grandi stravolgimenti: l’amore!

Tuttavia, mi rendo conto che se non si impara a “morire” non si impara nemmeno a vivere.

Le famose batoste, i famosi eventi traumatici ci aiutano a buttare giù quei fabbricati pericolanti che sono state le nostre certezze per troppo tempo. Credo sia questo il motivo del dolore. E cioè quando si cerca di tenere in piedi le costruzioni malferme delle sicurezze stantie, con le asticelle dell’attaccamento.

Per esempio, le donne che avevano perduto persone care, avevano capito quanto la vita fosse legata un filo sottile. Nessun lavoro introspettivo le spaventava perché avevano conosciuto la fragilità delle cose, delle persone, delle certezze e delle abitudini.

È proprio questo l’argomento che voglio trattare oggi: la fragilità.
Quanto tutto sia transitorio, labile e svolazzante. Dalle idee, ai concetti, alle abitudini, ai modi di pensare, alle situazioni e alle persone.

Nella mia vita ho potuto comprendere questa fragilità anche in quei rapporti che consideravo duraturi e poggiati su basi solide.
In realtà erano come piume al vento.

Quando ci si accorge che tutto è fragile, perdiamo i punti di riferimento e arriva il dolore.

Al giorno d’oggi è difficile adottare queste filosofie di vita, poggiamo sulle abitudini e sulla loro salvaguardia perché senza una routine ci sentiamo crollare.
Benché quelle stesse abitudini, insieme al tran-tran quotidiano, ci spengano.

Eppure…

Eppure, puntiamo al duraturo, all’immutabile, al garantito.

La casa di proprietà, la macchina, la cena alla solita ora, i programmi della sera, quel libro carino ma poco impegnativo, la sveglia alla stessa ora, il giretto a piedi o in bici della domenica. Le feste con i parenti.

Scusate devo prendere un antiacido…

Sì, lo so, tanta gente è felice così. Rispetto tutti i punti di vista e le scelte ma, arrivata a quarantasette anni, dopo aver vissuto nel mondo appena citato, e dopo aver perso tutto il mondo appena citato, posso affermare che ora la vita mi fa venire la tremarella alle gambe ma è meravigliosa!

Questa vuole essere un’ode alla fragilità, alle persone che se ne vanno, alle certezze che crollano, all’impermanenza della vita… e a tutte quelle donne che non si accontentano, che rischiano anche se fa una paura cosmica!

Con coraggio…

Enrica

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