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A cosa serve?

A cosa serve?

Mi chiedo spesso a che cosa serve scrivere o leggere, fare video e articoli da mettere sui social. Poi mi rendo conto che essendo esseri narranti è una condizione a cui non possiamo sottrarci.

Narriamo tutti i giorni, veniamo al mondo e siamo già una storia, e come tale veniamo spinti sempre verso un nuovo capitolo della nostra vita.

Siamo esseri narranti, abbiamo cominciato a farlo fin dalle origini disegnando graffiti nelle grotte e non abbiamo mai smesso.

Il successo dei social si basa proprio su questo, sul mostrare la propria storia e conoscere la storia di qualcun altro.

Riflettendo su questo mi sono accorta che, in fondo, non c’è concesso di smettere questa narrazione.

Ci sono funzioni nel nostro corpo che accadono a prescindere dalla nostra volontà, e anche la narrazione accade, anche se non le prestiamo attenzione.

Le funzioni vitali e meccaniche del corpo accadono per tenerci in vita, la funzioni meccaniche della narrazione accadono per darci un’esistenza.

E se ci pensi, le funzioni narrative, non smettono mai, nemmeno durante il sonno, perché anche in quel momento d’incoscienza accadono le storie dei sogni.

A volte si pensa che la narrazione arrivi dal passato come quando raccontiamo un vecchio aneddoto, una storia già vissuta, ma in realtà le storie del passato servono solo a ricordare un’identità perduta. La vera narrazione va oltre l’identità e la esalta nello stesso tempo.

L’esistenza fa accadere la narrazione, e spesso questa narrazione è il racconto di una mancanza.

Ne abbiamo bisogno, è una delle funzioni vitali dell’esistenza, serve la mancanza per iniziare la ricerca.

La mancanza accade come la fame nelle funzioni fisiologiche del corpo, ci porta a partire, a cercare.

Appena ci sentiremo soffocare dalle cianfrusaglie con cui abbiamo provato a riempire quella mancanza, e ci sentiremo schiacciare dal peso degli “oggetti” ammassati e pieni di polvere, all’interno di questa soffitta che è la nostra mente, vorremo ripartire nella ricerca. Uscire dalla soffitta e buttare tutto il ciarpame accumulato, non per fare spazio a nuovi oggetti, ma per lasciare che tutto in noi torni a respirare.

La narrazione non è un accumulo, è un respiro. Nessuna inspirazione accade senza che ci sia stata prima un’espirazione. La narrazione è questo: un continuo prendere e lasciare.

Siamo esseri narranti, abbiamo scritto poemi, leggende e miti, abbiamo dato corpo agli dèi e alla loro narrazione e poi li abbiamo adorati come se fossero stati loro i nostri creatori.

Siamo esseri narranti, sentiamo sempre la mancanza di una nuova narrazione e la cerchiamo ovunque.

Ricordiamoci che quella mancanza è la narrazione di noi stessi.

Per tornare alla riflessione iniziale, a cosa serve?

A esistere, la narrazione serve all’esistenza, come il respiro serve alla vita.

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