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Tempesta

Parlano davanti alla mia porta.

Da lontano arriva la canzone degli ubriachi.

Vecchie pazze raccontano le mie gesta davanti ai portoni.

Non sono di questo mondo

ma nemmeno di un altro.

Sono qui come messaggero inconsapevole,

non so parlare né scrivere.

Nel deserto ho imparato a non aspettare,

nelle terre dei nemici ho raccolto sfregi.

E ora che mi trascino sulla strada

mi rimane solo la compassione,

nient’altro.

Non ho saputo odiare e ho creduto di esser debole,

invece è stata la mia forza

e su questo ho edificato la mia rivalsa.

Il Deserto diventa terra fertile

e le cicatrici disegnano parole.

Sono il Messaggero che porta sé stesso

senza voce, o canti, o lettere ingiallite.

 

Sono il messaggero che ti guarda e trattiene il respiro

sono colui che fa un passo indietro

perché, quello che ha da dire,

uscirà dalle labbra e sarà tempesta.

Enrica

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