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Vibrazioni magiche, Mantra e Incantesimi

Per i Druidi e i Celti la parola aveva un enorme potere!

Per questo veniva scritta con parsimonia, soprattutto gli incantesimi.

Infatti, non scrivevano quasi mai un incantesimo, perché la parola scritta avrebbe suggellato tale magia e non sarebbe stato possibile rimuoverla.
Ma c’è un’altra ragione, forse ancora più importante…

Un altro motivo, per il quale non si poteva scrivere un incantesimo o insegnare un incantesimo facendolo scrivere, era per l’intonazione che si doveva dare alle parole.

Non era solo un recitare l’incantesimo o una invocazione, o una poetica atta al fare magia e al creare. No, era molto di più!

Sembra che avessero scoperto che c’era bisogno di un particolare modo di pronunciare le parole; a volte col canto, a volte sussurrate o fatte vibrare da particolari suoni gutturali.

Se si vuole conoscere il druidismo, occorre forse pensare a ciò: una formula imparata a memoria, ripetuta senza errori, non è niente se non la si sa pronunciare. In ciò risiedono l’iniziazione e la trasmissione dei poteri. Tale trasmissione non può compiersi che attraverso la parola orale. La voce mette in gioco delle vibrazioni, delle frequenze, degli elementi sottili che in nessun modo possono essere descritti. È attraverso la vibrazione che qualcosa si trasmette, è attraverso la vibrazione che si compiono i misteriosi scambi che sono alla base di ogni magia operativa. Quando un membro della classe druidica intraprendeva un incantesimo, egli accompagnava il suo testo con musica, sia che questa musica provenisse da uno strumento come l’arpa, sia che utilizzasse soltanto il salmodiare o il canto.
-Il Druidismo di Jean Markale

 


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Qui sicuramente faceva la differenza la potente connessione con la Madre Terra che notoriamente avevano le popolazioni celtiche e i loro Druidi. E il grande insegnamento della natura con le sue stagioni e i cicli degli animali, veri e propri rituali con suoni, movimenti, o “danze” particolari.
Usate per lo più nell’accoppiamento.

Senza essere assidui spettatori di National Geographic o esperti etologi, ci basta avere un gatto e osservarlo.

Il gatto emette molti suoni diversi per ogni situazione ed esigenza, c’è il suono che precede l’accoppiamento, il suono che precede la lotta, poi c’è quel suono così “piacevole” che fa quando ci spinge a riempirgli la ciotola di cibo. Il suono che emette quando vuole uscire o quando desidera essere accarezzato.

Ogni suo “volere” ha un suono diverso, e ci troviamo ad accontentare il nostro gatto in modo autonomatico, tanto che a volte ci chiediamo se entra in qualche modo nel nostro cervello.
E forse è anche vero, ma in realtà lui esercita, semplicemente, la magia della vibrazione.

Gli esperti studiosi di druidismo come Markale ci fanno presente che le conoscenze riguardo al suono o vibrazione, con il quale andrebbero accompagnati i vari incantesimi per essere attivati, sono andate tutte perdute.

È davvero così?

Forse gli esperti hanno ragione, o forse no.

Forse potremmo intercettare altre fonti, meno elitarie e più generose arrivate fino ai giorni nostri.

La vibrazione dei Mantra

Un esempio tra tutti: i Mantra vedici indiani, appartenenti all’induismo, ma non solo, anche al buddhismo esoterico, il più famoso l’OM.

Vi dice niente: canto, vibrazione, musica, suono gutturale diverso per ogni sillaba?

Le grandi sapienze e saggezze, in questo caso induista e buddhista, potrebbero aver tramandato nella forma delle loro conoscenze, quei suoni così preziosi e considerati perduti.

È una ipotesi, ma non l’escluderei a priori, se si pensa al nomadismo dei popoli antichi.

I popoli Celti stanziatisi nel nord Europa, arrivavano da zone indoeuropee, compresa l’India e le terre ai confini col Tibet.

Non lo dico io, naturalmente, ma gli studi archeologici e antropologici degli esperti, una tra tutti Marija Gimbutas.

Quindi, potrebbe essere possibile unire le sapienze e le conoscenze antiche delle varie parti del mondo per trovare una sorta di comun denominatore.

Faccio un altro esempio: una delle note regole della magia assegnata, per così dire, a zone occidentali, è quella di usare l’immaginazione per creare le emozioni e abituare la mente all’extra-ordinario.

Bene.

In verità troviamo gli stessi insegnamenti nel Bardo Thodol Il Libro Tibetano dei Morti:

Le descrizioni delle terre del Buddha sono incredibilmente ricche e stimolanti per l’immaginazione, dischiudendo per noi la possibilità di una felicità ed una bellezza che non fanno parte di questo mondo. Il solo leggere o immaginare questi regni aiuterà l’immaginazione.

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Ecco che le conoscenze occidentali si mescolano perfettamente con quelle orientali, come appena dimostrato, la stessa cosa si può fare con le vibrazioni orali, come ho descritto sopra.
Si potrebbero, perciò, unire le vibrazioni insegnante nella recitazione dei mantra orientali, con le formule magiche occidentali.

Quindi dove sta la separazione tra le varie conoscenze e dottrine spirituali?

Personalmente non credo ci sia questa separazione, e possiamo attingere con meraviglia e creatività alle grandi conoscenze antiche, senza per forza categorizzare, o creare inutili paradigmi e divisioni. Accedendo così alla vera Magia, sempre atta al bene e alla conoscenza di se stessi, ovviamente.

Le regole della magia, in fondo, sono dentro di noi, perché la magia permea ogni cosa, basta solo scegliere di vederla e fare qualche ricerca interessante a riguardo, e qui serve libertà, nessuna separazione, nessun confine o giudizio.

Siate viaggiatori magici privi di confini!

Enrica

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