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Storia di una rivelazione

Di solito scrivo su tutto. C’è stato un periodo in cui scrivevo anche sullo scontrino della spesa, se non avevo con me il mio quaderno. Mi fermavo con la macchina per annotare frasi che reputavo importanti, meritevoli di essere ricordate e quindi scritte.

Ho riempito pagine e pagine di quaderni ed ora che sono a un punto decisivo non trovo le parole, e non so come raccontare questa nascita.

È una sensazione particolare che non ricordo di aver provato prima, ma non si tratta del blocco dello scrittore, non è mancanza di ispirazione, è qualcosa di diverso a cui non so dare un nome.

Rileggendo le pagine che ho riempito nel corso degli anni, ho evinto che erano quasi sempre domande sull’esistenza, su me stessa, su quello che era giusto fare, su come uscire da determinate situazioni, eccetera eccetera.

Per lungo tempo ho usato la scrittura solo a scopo personale, ed ora, sfogliando queste pagine, mi accorgo che era uno dei tanti modi da me adottati per rimanere nascosta, pensando: “sì ok, rimango ancora un po’, scrivo ancora un po’, elaboro ancora”, e intanto lasciavo passare i giorni, le settimane… gli anni e le occasioni.

Che cosa ho fatto? Ho procrastinato, perché temevo il giudizio, convincendomi di avere una natura un po’ timida, mezza invisibile, ritirata e solitaria.

Ho trasformato la mia dote in una gabbia, impoverendomi, esiliandomi, e allontanandomi dalla donna che voleva emergere ma che reputavo scomoda, troppo esuberante.

Perché ti racconto questa storia?

Te la racconto perché non penso di essere da sola in questa situazione, dalla esperienza fatta nel corso degli anni, ho compreso che molte donne si nascondono e scrivono, facendo della scrittura un nido nel quale rifugiarsi nei momenti difficili.

C’è una sottile differenza tra il ritagliarsi il proprio spazio, anche con la scrittura o con qualsiasi tipo di manifestazione artistica, e il nascondersi mostrando se stessi solo a una pagina bianca, o una tela per esempio, e così via.

È la prima volta che riesco a portare fuori queste considerazioni e sono ancora molto confusa, e forse ti apparirò anche contraddittoria, visto che da sei anni incito le donne a scrivere e a trasformare il caos interiore in poetiche liriche, ma non è la scrittura il problema.
Il problema è come si usa la scrittura o il proprio talento in generale.

Se è un altro modo per rimanere nascosta, forse, è il caso di chiedersi: di cosa ho paura?

Nel mio caso è sempre stato il giudizio, anche se mi reputavo libera da questo condizionamento, ne ero comunque vittima. È un discorso molto complesso che avrebbe bisogno di essere approfondito ma, volendo semplificare, diciamo che avevo paura di essere lasciata, abbandonata e di rimanere sola.

Ed è successo, sono rimasta sola, ma sai la cosa più strana, entusiasmante e divertente? Non sono mai stata meglio! La solitudine è una figata e non fa paura, non c’è niente da temere. E mi sono accorta che ero sola anche prima, con l’unica differenza di dovermi occupare di tante persone, tanto da non avere mai tempo per me stessa. Invece adesso sono sola e posso occuparmi di me, ho più tempo per farlo, ed è bellissimo!

Avere la mattina a disposizione per scrivere, non per nascondersi da una realtà opprimente, ma per condividere e manifestare amore.
Poter mettere della musica e ballare come una mezza pazza, senza preoccuparmi di niente e di nessuno, sfogarmi, muovere il mio corpo, riscoprirlo, sentire dove c’è il dolore e il piacere, riprendere il dialogo con lui e godere del tempo che passo con me. È una gioia senza precedenti, coltivare questa solitudine mi ha fatto comprendere cosa significa amare se stesse e sta diventando un’apertura.

Ho compreso che, anche se qualcuno ci aprirà la porta della gabbia o ci consegnerà le chiavi per aprirla, non servirà a niente. Perché non c’è nessuna porta e nessuna gabbia. Per essere donne libere occorre conoscersi, non avere paura di dirsi la verità, non aver paura di rimanere da sole, non aver paura di essere abbandonate, non avere paura del giudizio, non avere paura, e basta!

La paura, come la gabbia, è completamente irreale, tutto quello di cui abbiamo paura viene trasformato in blocco, confine, catene, è un drago spaventoso ed enorme. Ma, la cosa straordinaria è che non abbiamo bisogno di combattere contro questo mostro perché è il nostro talento, dove c’è la paura c’è il talento.

Ti faccio un altro esempio raccontandoti una storia, un pezzo della mia esperienza…

Per tutta la vita sono stata una persona devota, non alla religione non mi fraintendere, ma ero devota ai miei ruoli: devota al ruolo di figlia, devota al ruolo di madre, devota al ruolo di moglie. Questo mio saper essere devota era diventato un difetto, era il mio più grande problema. Ero troppo devota, e consideravo la devozione la causa di tutti i miei mali e volevo estirparla alla radice.
Ero arrivata ad essere talmente in conflitto con questa parte di me che non volevo più essere devota a niente e a nessuno.
Finché, un bel giorno, ebbi una rivelazione improvvisa aiutata e coadiuvata da una persona speciale, ma che comunque arrivò a me all’istante; la mia devozione non andava estirpata, andava indirizzata verso me stessa.

La devozione era il mio talento, solo che lo usavo male, dovevo solo farle cambiare traiettoria.

La devozione è un’energia di una potenza incredibile se si usa nel modo giusto.
Come il fulmine della Torre dei tarocchi che frantuma l’ego e fa crollare tutti i condizionamenti.
E mi sono presa la grande responsabilità di dire “sì”. Sì alla vera me, questa donna che sto conoscendo ogni giorno di più e che conoscerò sempre meglio.

Questa decisione sentita, ferma e consapevole, mi ha aperto un mondo nuovo, una nuova me che ora è impressa nel mio nuovo nome. Ogni volta che qualcuno pronuncerà il mio nome, mi ricorderà di essere devota all’amore e nient’altro.

E ho capito un’altra cosa molto importante, l’amore non ti lascia e contemporaneamente non si trattiene, l’amore è un fiume, l’amore è l’oceano, l’amore è il cielo e la terra. È l’aria che respiriamo, ogni creatura è amore che sia essa vegetale, animale, minerale…

Non c’è niente da trattenere, niente da conquistare, perché nell’attimo stesso in cui inspiro, inspiro amore, espiro amore, mi nutro d’amore, galleggio in un vuoto che è amore, sono permeata dall’amore.

Non ho bisogno di espedienti e di nessun tipo di strategia o metodo, mi basta esistere, ringraziare ed amare la mia esistenza, ogni cellula che compone il mio corpo e il mio intero essere.
Ad ogni attimo faccio esperienza dell’amore, tutto avviene comunque, come il respiro che accade, anche l’amore accade.

Quindi sì, sono sola ma sono parte di un tutto che comprende ogni cosa, sono piccola ed enorme allo stesso tempo, non esiste nessuna separazione e non esiste nemmeno la solitudine.

Con amore

Prem Lagan

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